lunedì 13 febbraio 2017

Dolci ricordi di un lontano Novembre udinese

Mercoledì scorso, 3 novembre, accompagnando mia figlia Giulia a scuola ho ammirato una splendido sole, rammaricandomi di non poterlo vivere con lei in quanto non ci saremmo visti fino a tarda sera, al mio rientro dal lavoro. Dovrebbero essere consentiti dei bonus ai bambini e ai loro genitori, di poter vivere 3 giornate l'anno, a scelta, senza assilli di impegni da mantenere, compiti da fare, cartellini da timbrare, giornata in cui uno dice: "oggi faccio quel che voglio, e chi se ne frega". Quale modo migliore esiste per un podista per godersi la vita con il sole splendente, una temperatura superiore ai 22° a novembre a Udine? La risposta è una sola, andare a correre al Parco del Cormor. Ho indossato la tenuta estiva da corsa: pantaloncino tecnico e canotta traforata. Al Parco mi sono fermato pochi minuti come faccio di solito "al palo" (dell'ENEL) per qualche esercizio di stretching, ma soprattutto per attendere se qualche amico o amica volesse condividere con me la gioia di correre. Vedo sopraggiungere uno: lo riconosco, ha un ritmo troppo alto, sicuramente è a fine allenamento, starà facendo lo sprint finale; infatti è così, si ferma, mi trasmette le sue sensazioni di fatica e di caldo. Discorro con lui alcuni minuti; volgendo lo sguardo verso il percorso, sopraggiunge un signore: troppo lento per attaccarcisi, ma dal lato opposto del Parco vedo lontano un podista noto (uno dei tanti amici senza nome) che corre in maniera stranissima, va forte, ma non ama correre in compagnia, corre sempre con le cuffie, ascolta musica, ogni tanto canta e corre, corre, corre. Ormai sono 7-8 minuti che aspetto, sul percorso non ci sono "vittime", bisogna solo sperare che qualcuno sopraggiunga in seguito. Indosso anch'io le cuffie, mi piace ascoltare la radio se non ho compagnia. Passa il "podista che corre strano", sono le 10.30, vado. Cerco la provocazione, gli parto alle spalle, dopo poco lo affianco, lo saluto, mi risponde come al solito ma riprende a cantare. E' a torso nudo lui, suda come un dannato, avrà fatto già un po' di giri. La mia partenza è lenta, percorro il mio primo giro del Parco in circa 8 minuti (ritmo di 5' al km circa), l'amico podista devia. Il sole scalda, è veramente una straordinaria giornata, non ricordo mai in questi 12 anni di vita ad Udine di aver goduto in autunno di un clima così favorevole, fa caldo, ho appena iniziato, vado piano e già sudo. Al secondo passaggio decido di togliere la canotta, rimango solo in pantaloncino (addosso non ho neanche lo slip) sento che il mio corpo ha voglia di essere baciato completamente dai raggi caldi del sole. Il parco è incantevole in questa stagione: verde intenso nella parte aperta, sembra un campo da golf arato qua e là da qualche talpa, nel tratto alberato un panno di foglie multicolori si sovrappone al verde dell'erba, ci sarebbe da mettersi a fotografarlo. E' un piacere correre e guardare; correre, guardare e ascoltare Radio Dee Jay dalla quale Linus trasmette all'Italia la sua passione per la maratona e la sua ormai prossima partenza per la maratona di New York. Continuo a correre, la mente vola alla grande mela, torna a sette anni fa quando anch'io morsi quella esperienza rimanendone estasiato nonostante i miei pregiudizi. Il mio ritmo oggi è scandito dai ricordi di allora. Ad ogni giro incrocio una bella signora che cammina in senso opposto al mio, è con un cagnolino bianco, piccolissimo ma di quelli che fanno finta di incazzarsi ogni volta che gli passo vicino. La signora ha un abbigliamento che mette in risalto la sua floridezza, non nasconde nulla, io non posso correre a occhi chiusi, cadrei. Il giro successivo la signora ha in braccio il suo cucciolo e lui si adagia sul cuscino latteo della signora (beata innocenza animale): la natura da godere è anche questa, non solo gli alberi, il verde, il fiume che scorre al lato del viale, e che domenica si è incavolato e si è impossessato del Parco (ci sono ancora i segni della tracimazione). Ho intenzione di correre per 10 giri per complessivi, 16,4 km, è il mio allenamento ideale; sono a metà. Tutto ciò che mi sta attorno mi eccita, mi dà una grande carica, penso che sto vivendo in questo ultimo periodo una fase bellissima della mia vita, esperienze mai provate mi stanno donando momenti di gioia impensata. Mi viene di mettermi a saltare, vorrei saltare durante la corsa e gridare. Gridare: "SONO FELICE". Ma come faccio, qui mi conoscono in tanti, mi prenderebbero per pazzo, i due signori anziani che ogni mattina passeggiano al Parco sottobraccio mi salutano con un sorriso splendente, condividono la mia scelta di farmi baciare la pelle direttamente dal sole senza coprirla con indumenti (tranne il necessario pantaloncino). A un certo punto mi volgo dietro, mi guardo attorno, il campo è libero, lancio un urlo di gioia. Il tempo è trascorso senza che me ne sia accorto, sudo tanto, c'è caldo, ma è anche il ritmo della mia corsa che è aumentato, sono al nono giro e viaggio a 4' al km, la maratona di domenica sembra essere stata digerita completamente. Doppio l'amico che corre strano, lui continua a cantare, e corre, io ascolto alla radio Ivano Fossati che parla e canta "CHE SARA', CHE SARA'". L'ultimo giro va fatto a tutta, mi sembra di avere dentro energie non mie, vado incoscientemente a una velocità impensata, non sono le mie gambe a correre ma è la testa che vola felice, bisogna godersela questa giornata di sole; faccio l'ultimo giro in meno di 6 minuti (3'35'' di media). Mi fermo stremato, un amico mi saluta. La signora del cane mi guarda, fa un apprezzamento sulla mia corsa e sul mio fisico (complimento immeritato forse), mi mordo le labbra evitando di rispondere, ma penso che intuisca i miei "cattivi" pensieri. 
Riprendo la mia sacca, torno a casa, una bella doccia e sono pronto per un pomeriggio di lavoro, la notte sarò reperibile (e ho lavorato sino alle 2), ma chi se ne importa? è stato fantastico.

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